E’ più bello insieme: prove di vita comune

Aristotele, nel IV secolo, definiva l’uomo come ‘animale sociale’. Ed effettivamente ci basti pensare a quante relazioni abbiamo, familiari, amici, compagni di studio e colleghi di lavoro, insomma, chi più ne ha più ne metta. Il rischio che si corre, però, è quello di privilegiare la quantità a discapito della qualità. Abbiamo tante persone intorno a noi, di cui forse conosciamo ben poco. Ma come si può, allora, creare legami saldi con qualcuno? Come può un gruppo di persone arrivare a dire di conoscersi veramente?

Una risposta, che può sembrare banale, è quella di condividere esperienze; più queste esperienze sono profonde e intense, più l’altro è portato a mettersi a nudo, a togliersi le tante maschere che siamo spinti a indossare e cambiare in continuazione come fossero abiti, a seconda delle varie occasioni.

E’ proprio questo che ci ha portato come Pastorale Universitaria ad organizzare una settimana di convivenza che, dati i buoni frutti della prima “edizione”, si è deciso di ripetere in questo nuovo anno accademico.

Così dal 9 al 16 Novembre una ventina di noi universitari, alcuni già parte della Pastorale Universitaria e altri attratti proprio da questa particolare occasione, si è ritrovata presso l’Abbazia di Montemorcino (poco lontano dalle sedi universitarie di Elce) per vivere insieme un’intera settimana. Ovviamente non è stato un momento di stop dallo studio e dai vari impegni anzi, ognuno di noi ha continuato la propria routine quotidiana tra lezioni e preparazione degli esami, che semplicemente è stata arricchita dalla presenza degli altri e da momenti condivisi. La mattina ci ritrovavamo tutti per la preghiera delle Lodi e dopo la colazione ognuno iniziava la propria giornata: chi a lezione, chi a studiare e chi a pensare al pranzo. L’appuntamento successivo era la sera per recitare i Vespri e cenare. Piccoli momenti che si sono dimostrati fondamentali per unirci e avere un filo conduttore per tutta la settimana. Per la preghiera comune era stato scelto un tema, le Beatitudini, sul quale ogni giorno qualcuno di noi proponeva una riflessione: dono prezioso per vivere appieno la giornata. Dopo cena un ospite speciale guidava la serata con diverse attività, sempre legate al tema. Poi c’era chi andava subito a letto “Perché io domani mi sveglio presto! gnegne…” (cit.) e chi, approfittando della compagnia, stava in piedi fino a tardi tra giochi da tavola, risate, camomilla e … rimproveri da parte di chi voleva dormire.

Le giornate sono volate e al termine della settimana un insieme di ragazzi era diventato una comunità, ognuno si è messo a disposizione degli altri, chi aveva più tempo libero lo spendeva per andare incontro a chi invece era più impegnato. 

Per concludere in bellezza, l’ultima sera, abbiamo aperto le porte anche a chi non aveva potuto trascorrere la settimana con noi al fine di condividere la gioia di questa breve ma importante esperienza. Abbiamo iniziato questo momento conclusivo con la Messa e, prima di cenare e festeggiare tutti insieme, ci è stata donata una piccola candela accompagnata da una frase, in ricordo e testimonianza di questa settimana comunitaria.

Aristotele non si sbagliava! Le relazioni giocano un ruolo importante ed è grazie a questa occasione che abbiamo imparato ad apprezzare chi cammina al nostro fianco nel percorso universitario e di vita.                                                                                                                                                

Margherita Cibelli e Simone Mancinelli