Conversazioni con Franco Nembrini

Sabato 13 febbraio, ore 16:00. Nel prestigioso quadro della Sala dei Priori, colma di persone interessate alla questione educativa, inizia l’incontro organizzato dalla Pastorale Giovanile ed Universitaria, insieme all’Ufficio di Pastorale Familiare e all’Ufficio per l’Educazione e la Scuola della Diocesi di Perugia – Città della Pieve, con Franco Nembrini. Scrive sul suo sito: “per Franco Nembrini l’educazione è la vocazione della vita. Questa passione nasce in primo luogo dall’esperienza che vive in casa sua, quarto di dieci fratelli. A quattordici anni poi giura nelle mani sua della professoressa di lettere delle medie che diventerà insegnante di italiano”. E così questo bravissimo oratore inizia le sue conversazioni, che tra aneddoti e riflessioni, tengono alta l’attenzione per due ore di preziose indicazioni sull’arte di educare e di interessanti letture sull’identità delle giovani generazioni contemporanee.

Per l’autore di “Di padre in figlio”, che lui avrebbe preferito intitolare “Ho visto educare” o meglio ancora, “Lasciateli stare”, l’uomo è dotato di autocoscienza e per tale dono, ha bisogno di senso. Per questo l’adulto che vuole educare deve poter mostrare con la sua vita quotidiana una sola cosa: la felicità del vivere. Ed offrire uno sguardo che dica: “vale la pena essere in vita” e “ti amo come sei!”. Tra testimonianza e sguardo si gioca la partita dell’educare: dare senso. L’educazione avviene quindi “per imitazione” e si declina non tanto nei discorsi o peggio nelle prediche, ma nell’offrire esperienze di vita (dal visitare una missione in africa, al rendere visita ad un giovane malato terminale) in cui il giovane possa vedere che vale la pena vivere. Questa generazione ha un senso di vuoto perché non è guardata con stima: nessuno investe su di essa uno sguardo che la proietti in avanti, uno sguardo paterno, e si auto-punisce quasi colpevolizzandosi di essere nata.

Alle ore 18:30 inizia “El Dante”, cavallo di battaglia per quale l’autore è conosciuto. Una conoscenza della Divina Commedia che nasce dall’esperienza di un uomo che in tenera età si è sentito letto da una terzina di Dante e da allora la studia, la approfondisce, la impara a memoria. Ed è questa passione che ha raggiunto gli uditori che tra terzine, riflessioni, poesia, aneddoti, hanno assaporato il dono di essere nutriti e saziarsi di bellezza. La bellezza della vita, raccontata da un uomo di altri secoli, ch’epurre ancora sa parlare al cuore.

Il messaggio centrale e l’augurio che ha risuonato tra i muri della Sala più bella di Perugia: “Ammazzate i vostri ragazzi di bellezza!”